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Maledetto dialogo interiore!

A chi non capita di sperimentare il potere del proprio dialogo interiore. Quando siamo felici, ci diciamo tutto quello di cui abbiamo bisogno per amplificare quelle sensazioni di benessere. Ma quando siamo un po' giù... Tuttavia è possibile modificare quella voce interna in molti modi. Vediamone uno in particolare.

 

Tutti conosciamo quella vocina che ci guida e ci dice cosa fare e cosa non fare. E se avessi detto questo, e se avessi fatto quello... Il sigillo sopra ai nostri sensi di colpa e le nostre frustrazioni. A volte ce la portiamo appresso per anni e anni, e la utilizziamo per sentirci ancora peggio... Per limitare le nostre possibilità in modi efficacissimi. Del resto, non si può non essere autentici rispetto alle nostre emozioni. Ma sarà vero? Del resto, se ti senti giù, non puoi "fingere". Se ti senti giù, certi capoccioni ci dicono, invece di fare qualsiasi altra cosa che ti aiuti a sentirti meglio, analizza quel sentimento, "stai dentro" a quella sofferenza. Scruta il suo significato. Perditi nei meandri della tua mente, alla ricerca del (presunto) tesoro nascosto dentro all’ombelico di quel pensiero che ti disturba tanto, e già che ci sei, perché non vai alla ricerca del perché quel pensiero ti disturba tanto... Sentiti libero di sentirti in colpa, e cavalca quel sentimento fino a che non ti avrà guidato all’inferno! Immense e sterminate praterie di malessere e frustrazione si aprono davanti ai nostri occhi, più grandi e sconfinate di tutti i sette mari messi insieme. Se procediamo sempre più in profondità, prima o poi riusciremo a trovare tutto quello che andiamo cercando. Per questo motivo è importante più che mai imparare a dare le giuste coordinate alla nostra mente, di modo che ci guidi verso territori in cui ritrovare un nuovo benessere. Ma come?


Che cos’è il dialogo interiore. Chi non ha presente le raccomandazioni di una vecchia zia. Il suo tono di voce, secco e insopportabile, perentorio. Oppure maliardo e cadenzato, ritmico e soffuso, ancora più difficile da ignorare... Se siamo stati fortunati ci hanno risparmiato la fase delle “caramelle dagli sconosciuti”, ma non c’è limite al peggio delle raccomandazioni attraverso le quali abbiamo dovuto imparare a navigare per diventare adulti. Siamo passati attraverso un mare di NON! prima di diventare quello che siamo diventati. Esperti in negazioni. Esperti in negazioni che hanno formato il nostro approccio verso noi stessi e la realtà. E così ci troviamo spesso a portare una versione miniaturizzata ed incorporata della vecchia zia dentro la nostra testa. Una vecchia zia che a tutte le età ci ricorda di non fare questo, si lamenta del perché abbiamo fatto quella cosa, di quanto sarebbe stato meglio fare diversamente, che siccome abbiamo fallito quella volta sicuramente falliremo anche in futuro, eccetera, eccetera, eccetera. Un vero tormento! Naturale che venga spontaneo pensare di doversi limitare ad accettare Invece di arrenderci alla sua presunta ineluttabilità, è opportuno iniziare a pensare di fare qualcosa per renderci la vita più facile e piacevole. Come? Trasformando quella palla al piede in una risorsa nostra alleata, in allineamento con le nostre ambizioni.


Il bastone, ma anche la carota. E così abbiamo imparato a motivarci usando una serie di prescrizioni ed ingiunzioni, utilizzando la paura (di non riuscire a fare qualcosa) e il senso di colpa (per aver fatto qualcosa che "non andava fatto") come il motore primario delle nostre azioni. Alcuni se la cavano bene e in fondo ringraziano la vecchia zia per quello che ha fatto per loro, perché riconoscono che dentro a quei messaggi c'è un'intenzione positiva, il tentativo di far passare un messaggio utile. Altri più votati al sacrificio imparano a proprio discapito a convivere con quella voce come si farebbe con una suocera. E chissà che anche lei un giorno non vi dica le stesse cose. Immaginate di svegliarvi ogni mattina con la sua voce nella vostra mente che vi dice “oggi sarà un’altra giornata di orrenda ordinaria amministrazione perché la tua vita ti fa schifo e questa è la diretta conseguenza del fatto che come essere umano FAI SCHIFO!” Potete provarlo, se volete. Provateci, se non altro potrete dire a voi stessi di averlo fatto di vostra volontà.

Per fortuna esiste anche un’altra modalità per motivarsi, diametralmente opposta. Perché cosa succederebbe se al posto delle paure e delle ansie, poteste svegliarvi una mattina e trovare al centro della vostra coscienza tutto ciò che vi ispira e che valutate positivamente? Come cambierebbe la nostra esperienza della vita se la vecchia zia ci suggerisse di agire e di pensare nei termini dei nostri valori e delle nostre aspirazioni ed anzi ci guidasse verso di loro?


Facile a dirsi, ma… Facile anche a farsi. Qualche tempo fa ho appreso di una tecnica di Programmazione Neuro-Linguistica conosciuta con il nome di Core States (Connirae e Tamara Andreas, 1997) che, tra gli altri benefici effetti collaterali che apporta a chi la pratica, fa proprio questo. Rende il nostro dialogo interno un nostro grande alleato. Trasforma quella voce fastidiosa in un prezioso compagno di viaggio. Non più una pesante zavorra che ci rende difficile persino pensare di uscire dal porto, ma al contrario, un valido alleato che ci suggerisce una o più rotte per raggiungere quei luoghi che desideriamo raggiungere. Non più un potente magnete che ci attira nelle secche o contro gli scogli, ma una carta nautica con annessa bussola, ecoscandaglio e navigatore integrato. Una delle molte persone che hanno provato la tecnica presso la nostra associazione Serendipity una settimana dopo una sola sessione di Core States, così si è espressa:


[...] Quella vocina che mi diceva quanto dovessi sentirmi in colpa per le cose che dovevo fare e non facevo, si è modificata. Ha un tono più dolce, e a volte, quando non faccio le cose che vorrei fare, mi ricorda quali sono i miei obiettivi. In realtà è cambiato molto poco, ma di fatto è tutto diverso adesso.


E la buona notizia che tutto questo è accaduto in circa mezz’ora di lavoro con il modello dei Core States. Ora, dopo aver immaginato la potenza della vostra mente una volta messa al vostro servizio, cosa vi verrebbe da suggerire a chi vi ha consigliato di imparare a convivere con le vostre limitazioni, le vostre inclinazioni, i vostri difetti, le vostre blah blah blah?

E come funziona? La tecnica di per sé è imbarazzante per quanto è banale! Immaginiamo per un attimo (immagina, puoi) di poterci rivolgerci alla “vecchia zia” e farle una semplice domanda. Una domanda fatta con il rispetto e l’affetto che si deve ad ogni vecchia zia… Perché chi è in grado di resistere ad una domanda fatta con gentilezza e rispetto? Con un autentico desiderio di conoscere qual è la motivazione positiva… Che cosa vuole per noi di buono ed importante per noi… Mentre ci dice quel che ci dice?

Il passo successivo consiste nell’aspettare una risposta. Se ci poniamo nei modi giusti, la risposta arriva sempre e comunque. Se non arriva subito, allora dobbiamo lavorarci un po’. Forse abbiamo maledetto la vecchia zia per troppo tempo (e a ragione) e non si fida del nostro improvviso cambio di rotta. Forse dobbiamo dimostrarle ancora un po’ che iniziamo a renderci conto che anche se ancora non sappiamo cosa, la zia ha fatto e sta facendo qualcosa di buono e di positivo nelle sue intenzioni per noi. Per esempio, se la voce tipicamente ci ha fatto sentire inadeguati in determinate situazioni, allora la risposta potrebbe essere che stava cercando di motivarci a fare meglio. Certo, si può eccepire sul metodo, ma dobbiamo riconoscere la nobiltà delle intenzioni.

Bene, se abbiamo già ottenuto la risposta, allora possiamo congratularci con noi stessi e ringraziare la zia (la captatio benevolentiae è molto importante!), ma non c’è motivo di non continuare a ricercare altre motivazioni ancora più importanti. E quindi continuiamo a chiedere. Sicuramente c’è molto altro da scoprire, e ormai siamo lanciati alla scoperta di questo nuovo territorio… Quindi possiamo continuare, chiedendo alla zia qualcosa tipo: “una volta che hai ottenuto tutta la motivazione, cosa c’è di più importante che vuoi ottenere per me come persona che puoi ottenere attraverso quella motivazione?”. Ancora una volta, attendiamo una risposta. Ogni volta è più facile della volta precedente, quindi ritornando all’esempio possiamo attenderci una risposta tipo “essere riconosciuti dagli altri”. Perfetto! Non è straordinario il modo in cui ogni risposta ci conduce verso un livello sempre più astratto e convincente? Non iniziamo allora già ad apprezzare un po' meglio il valore di quell'antico, martellante messaggio? E ancora, possiamo salire ancora più in alto nella scala di quello che ci rende più umani e ci valorizza come persone.

Il gioco è semplice, dopo aver notato con quanta maggiore facilità si può ringraziare la zia, continuiamo a porle la stessa domanda, cosa c’è di più importante eccetera. Ci possiamo allora attendere un’altra risposta, ancora più "elevata", ancora più condivisibile, ancora più importante e sempre più in linea con i nostri più profondi valori. Nell’esempio in questione, la risposta potrebbe essere “essere amati”. E chi non vuole essere amato?

Continuando a reiterare la medesima domanda, arriveremo ad un punto in cui non ci sarà nulla di più importante. Avremo allora raggiunto il Core State della nostra cara vecchia zia, la terra dove originariamente voleva portarci quella vocina paralizzante che ci ha accompagnato per anni attraverso tutti quei rimbrotti e quei rimproveri.

Una mia cliente originariamente alle prese con la paura di essere letteralmente "fagocitata" dagli altri, si sentiva impossibilitata ad abbracciare le persone a lei care e quindi impedita nel mostrare loro affetto attraverso la più fisica forma di contatto umano. Una volta raggiunto il suo Core state, il livello più alto d'espressione di sé, così ha descritto la sua esperienza:


Mi sento connessa con l’universo, un tutt’uno con il tutto, mi sento di far parte di qualcosa di infinitamente più grande di me. E in questa fusione, non solo non mi sento fagocitare, ma al contrario, è come se mi sentissi più me stessa di prima, perché la paura dell’annichilimento si è annichilita in sé stessa.

Quindi lo possiamo fare comodamente sul divano di casa!? Sì, certo! E... no, non proprio. Nel senso che la tecnica è molto semplice da imparare ed una volta appresa rappresenta qualcosa che possiamo usare da soli o in compagnia, al cinema come al mare o in montagna. Perché sta tutto dentro la nostra mente, e noi abbiamo il diritto di farne quel che vogliamo, soprattutto di imparare a "manipolarla" a nostro vantaggio.

Tuttavia, per ottenere migliori risultati ed evitare “fallimenti” scoraggianti soprattutto all’inizio, le prime volte è importante essere guidati da una persona adeguatamente preparata. Ovviamente è possibile riuscire anche da soli, ed io incoraggio chiunque voglia sperimentare a farlo!

Chi volesse saperne di più, per provare sulla propria pelle oppure semplicemente per approfondire perché incuriosito, può contattare la nostra associazione di promozione sociale Serendipity di Genova semplicemente scrivendo un messaggio sulla nostra pagina Facebook oppure sul nostro sito. A presto!



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